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Polyphenol-based fire-resistant coatings: a bio-inspired solution for forest fire prevention
DOI: 10.1039/D4GC06191H, Paper


Spray-coating tree bark with PG–PEI forms an adhesive film that converts to a protective graphitic layer, boosting fire resistance.
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Deep eutectic solvent pretreatment for improving lignin properties and subsequent 4-vinylphenol production: an integrated experimental and modeling investigation
DOI: 10.1039/D4GC06194B, PaperChenzhou Wang, Yangyue Wei, Mingjin Wang, Yiwei Zhang, Yanqin Huang, Zijian Xu, Kai Li, Qiang Lu
We developed an efficient conversion technology for the production of 4-vinylphenol through deep eutectic solvent pretreatment and fast pyrolysis.
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Tuning the electronic structure of the Mn–N–C catalyst through XO2 group (X = S, Se, Te) doping for proton-exchange membrane fuel cells
DOI: 10.1039/D4GC06444E, PaperYang Zhao, Ruguang Wang, Jisi Li, Jiaxin Guo, Quanlu Wang, Zheng Lv, Pengfei Yin, Tao Ling
Single-atom catalysts towards the oxygen reduction reaction (ORR) often suffer from unsatisfactory activity and poor stability.
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Hierarchical porous organometallic polymers enable industrial-level acidic CO2 electroreduction
DOI: 10.1039/D5GC00657K, PaperWeitao Ji, Boxuan Liu, Jiaji Zhang, Jie Zhu, Wenhua Zhou, Teng Guo, Lei Guo, Xilin Jiang, Ming Ya, Zhenyu Zhang, Huiping Ji, Jianghao Wang, Yajing Shen, Bolong Li, Jie Fu
A structure-controllable hierarchical porous organometallic polymer electrocatalyst was synthesized for optimizing the active site utilization and industrial-level acidic CO2 reduction.
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Full conversion of grass biomass into sustainable functional antimicrobial bioplastics
DOI: 10.1039/D5GC00643K, Paper


Grass biomass was used to create eco-friendly bioplastics for sustainability efforts.
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Ni-catalyzed reductive carbonylation of ethylene with CO2 and methanol: potential for in situ CO2 capture and conversion
DOI: 10.1039/D4GC06460G, PaperYuqi Yang, Xiaofang Liu, Haozhi Zhou, Junjun Chen, Yuli Lai, Shunan Zhang, Hu Luo, Hui Wang, Yuhan Sun
Ni catalysis outperforms noble metals through combining CO2/ethylene coupling to nickelalactone and alcoholytic ring-opening, enabling noble metal-, halide-, and strong reductant-free CO2-based carbonylation for sustainable production of polymers.
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Examining the potential of type V DESs for the solvent extraction of metal ions
DOI: 10.1039/D5GC00489F, Critical Review


The potential of hydrophobic type V DESs for the liquid–liquid separation of metal ions is reviewed along with the properties relevant to their application and their potential advantages and limitations compared to conventional solvent extraction.
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A fully electrically driven hydrogen direct reduction process for zero-carbon green steel production
DOI: 10.1039/D5GC00279F, PaperZeng Liang, Jianliang Zhang, Kejiang Li, Lei Shao, Zhengjian Liu, Zonghao Yang, Chunhe Jiang, Shan Ren, Alberto N. Conejo
A novel fully electrically driven hydrogen direct reduction process integrates electrolytic hydrogen generation and induction heating, achieving high-quality and zero-carbon direct reduced iron production.
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Engineered amine oxidase for efficient oxidative dehydroaromatization of 1,2,3,4-tetrahydroquinolines toward quinolines in aqueous media
DOI: 10.1039/D5GC00165J, PaperMengmeng He, Xiaoyang Yue, Jianqiao Liu, Guanhua Liu, Liya Zhou, Ying He, Li Ma, Yunting Liu, Yanjun Jiang
A novel amine oxidase from Vibrio sp. JCM 19236 was obtained by gene mining and its mutants were obtained by protein engineering for efficient oxidative dehydroaromatization of 1,2,3,4-tetrahydroquinolines toward quinolines under mild conditions.
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Visible-light-activated photocatalyst- and additive-free multi-component reaction driven by the cyclopropylamine-based EDA complex in water
DOI: 10.1039/D5GC00265F, PaperZi-Kang Wang, Long-Xue Wang, Hao Lin, Bin Qiu, Yongchao Ma, Jian Xiao, Xiao-De An
A photocatalyst- and additive-free multi-component reaction driven by cyclopropylamine-based EDA complex has been developed to access cyclopentylamines under water medium conditions.
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Asymmetric TiS1O1N2 site for interfacial polarization with improved NO3−-to-NH3 photoreduction
DOI: 10.1039/D5GC00516G, PaperChunlei Xuan, Xihang Yan, Jun Xiong, Yao Wu, Gazi Hao, Wei Jiang, Jun Di
TiOPc is modified on CdIn2S4 to build axial asymmetric TiS1O1N2 polarization site. This electron-enriched site favors rapid charge transport between two materials via the interfacial Ti−S bond, boosting the NO3−−to−NH3 photosynthesis activity.
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Chi guadagna a mezzogiorno?
Claudio Della Volpe
Il blackout verificatosi in Spagna e Portogallo alle 12:30 ora locale (Madrid) di lunedì 28 aprile ha causato che in pochi istanti gran parte della rete elettrica di Spagna e Portogallo sia collassata, causando l’interruzione dell’alimentazione su quasi tutto il territorio.
E’ un evento importante da capire ed analizzare ma anche da integrare nella visione della transizione della rete elettrica mondiale a cui stiamo andando incontro.
Per capire di più queste cose possiamo guardare anche ad un altro fenomeno che gran parte di noi NON conosce: specie in primavera ed estate ci sono momenti in cui l’energia elettrica non costa nulla sul mercato elettrico, ma noi utenti finali continuiamo a pagarla; come mai?
Questo dato potete cercarvelo da soli sulla pagina del GSE, il gestore della rete elettrica nazionale: questo qui sotto è il prezzo della energia elettrica del 1 maggio 2025 in Italia, il PUN, ossia il prezzo Unico nazionale che i gestori dei nostri servizi pagano ai produttori sul cosiddetto borsino elettrico e che diventa poi parte del prezzo della corrente che noi paghiamo:

https://www.mercatoelettrico.org/it-it/Home/Esiti/Elettricita/MGP/Esiti/PUN
Come vedete per il 1 maggio 2025 per circa 6 ore il prezzo della corrente elettrica è previsto a ZERO:
Non è strano né isolato; nell’ultimo mese la situazione è stata questa:

Nei giorni di bel tempo (a centro giornata) o di vento forte il prezzo crolla, perché in quel momento la offerta sul mercato SUPERA la domanda; per qualche ora che diventano decine di ore durante l’anno intero (si veda l’immagine successiva); ma attenzione non siamo NOI utenti finali che paghiamo zero l’energia; noi continueremo a pagarla secondo il nostro contratto; la pagheranno zero le società che comprano dai produttori e ci rivendono l’energia elettrica finale; in quel momento il loro profitto sarà massimo, ma il nostro vantaggio per quel ben di dio che arriva dal Sole sarà nullo.
Quando poi il sole o il vento vanno giù occorre usare i fossili e allora il prezzo scarta verso i 100 e più euro a megawattora o 0.12-0.16 euro a kilowattora.

Ovviamente il nostro prezzo finale non potrebbe essere zero perché comunque dobbiamo pagare il servizio di trasporto della energia e i servizi generali di funzionamento e gestione del venditore nei nostri riguardi (chessò la pagina web tramite la quale interagiamo col suo sito). Ma rimane che il nostro prezzo finale non viene in genere avvantaggiato da questo fenomeno del costo zero.
I due fenomeni che abbiamo citato, il blackout iberico e la vistosa mancanza di risparmio sul prezzo legata alle rinnovabili hanno la stessa origine; il mercato elettrico o borsino elettrico ed in genere il sistema elettrico non è organizzato per il bene comune, per gestire collettivamente la risorsa elettricità, ma per massimizzare i profitti dei produttori e venditori di energia elettrica; il mercato ha ormai da molti decenni terminato il suo ruolo di allocatore neutrale ed efficiente delle risorse per diventare un meccanismo di difesa di interessi corporativi.
Avevo già avuto modo di raccontare cosa combina il mercato elettrico italiano con la storia del CIP6* che raccontai anni fa (rifacendomi al lavoro sempre da ricordare di Leonardo Libero) in vari post, dedicati alla storia dell’energia elettrica in Italia (erano 5 pubblicati ormai più di 10 anni fa su questo blog).
Il mercato elettrico, ed in genere il mercato, sta ostacolando il vero progresso della generazione elettrica che necessita di importanti modifiche strutturali; la Spagna per esempio è il paese europeo meno interconnesso ed è stato rimproverato dall’UE per questo; nei giorni precedenti al blackout si erano già verificati due momenti di crisi locale in Spagna raccontati da Repsol (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/29/5-giorni-prima-del-mega-blackout-repsol-aveva-lanciato-lallarme-su-problemi-tecnici-ce-stato-un-grave-guasto-elettrico-lo-rivela-el-mundo/7968845/).
Quali sono gli aspetti di ammodernamento che servono sicuramente ma mancano in Spagna ed altrove in Europa e nel mondo?
- Integrazione estesa della rete elettrica che serva a scambiare maggiori quantità di elettricità riducendo gli effetti della relativa imprevedibilità delle rinnovabili; al limite questo vuol dire UNA sola rete elettrica mondiale come proposto già nel 1938 da Buckminster-Fuller
- In attesa di una tale rete unica sviluppare accumuli locali di grande entità basati sull’eccesso di produzione delle rinnovabili specie del FV nelle giornate estive con accumulo sotto forma di idrogeno, metano o ammoniaca da bruciare e recuperare in situ e stoccare per le future esigenze, dunque sviluppo di un sistema di idrolizzatori, reattori chimici da idrogeno ad ammoniaca o metano, serbatoi per accumuli, reti di trasporto gas e centrali di combustione che funzionino poche ore l’anno, non basate dunque sul principio di redditività economica
- Consentire all’utente finale di pagare i consumi sulla base della produzione in tempo reale non invece a prezzi costanti che favoriscono il produttore o il distributore
Quello che queste mancanze denunciano è che le forze produttive, in particolare la trasformazione di energia, confliggono con la nostra organizzazione economica basata sul criterio del massimo profitto privato, e non invece sul benessere collettivo.
Occorre cambiare questa situazione al più presto se no la nostra specie diventerà una di quelle che scompaiono ben prima dei fatidici 5 milioni di anni medi: noi giovani scimmie intelligenti (in realtà mica tanto) ne abbiamo solo 300mila.
PS a post scritto leggo su Le Scienze che in Cina (un paese che viene spesso indicato come il nemico autocratico del libero occidente) mandano SMS agli utenti per invitarli a ridurre i consumi se ci sono problemi di sottoproduzione o al contrario per approfittare dell’eccesso produttivo consumando al momento, rendendo in questo modo più “intelligente” il consumo della risorsa.
* Il CIP6 è una delibera del Comitato interministeriale dei prezzi adottata il 29 aprile 1992 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 109 del 12 maggio 1992) a seguito della legge n. 9 del 1991, con cui sono stabiliti prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”. Il CIP6 è il contributo che abbiamo pagato per decenni per sviluppare le rinnovabili, ma in realtà usato per bruciare rifiuti e oli pesanti tecnicamente “assimilati” alle rinnovabili, uno scandalo enorme, costato decine di miliardi di euro.
Deuterated methylselenylating reagents designed for diverse Se-methyl-d3 scaffold construction
DOI: 10.1039/D5GC00193E, PaperXiao Xiao, Hong-Yu Tian, Jia-Chen Sun, Jun Bai, Min Wang, Biao Chen, Yu-Xia Jin, Hai-Bo Jiang, Dang Cheng, Fen-Er Chen
A concise, scalable and efficient process has been well established to access a library of Se-methyl-d3 reagents, which have been extensively applied to accomplish a series of high-efficiency transformations in a radical, electrophilic or nucleophilic manner.
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A hydrogen atom transfer-enabled photocatalytic system for direct heteroarylation of C(sp3)–H and C(sp2)–H bonds
DOI: 10.1039/D4GC06209D, PaperHao-Sen Wang, Hao-Cong Li, Xiao-Ya Yuan, Kai Sun, Xiao-Lan Chen, Lingbo Qu, Bing Yu
A metal-free photocatalytic system was developed for the direct heteroarylation of C(sp3)–H or C(sp2)–H bonds.
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Pollen-templated bio-TS-1: a sustainable catalyst with hierarchical porosity for propylene epoxidation
DOI: 10.1039/D4GC05612D, Paper


The bio-TS-1 catalyst with a hierarchically porous structure, prepared with a pollen template, boosts epoxidation efficiency by enhancing mass transfer and product desorption, and improving site reactivity and durability through N self-doping.
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Boosting the hydrodeoxygenation of PET waste to cycloalkanes by electron transfer and hydrogen spillover in HxWO3−y incorporated dendritic fibrous nanosilica supported Ni catalysts
DOI: 10.1039/D4GC06400C, PaperWenfeng Zhong, Jiayi Wang, Xuecheng Li, Suhua Wang, Hua Tan, Xinping Ouyang
The hydrodeoxygenation (HDO) of PET waste into C6–C8 cycloalkanes over novel Ni/HxWO3−y-DFNS catalysts via electron transfer and hydrogen spillover offers a sustainable strategy for PET upcycling.
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L’Iran e il perclorato di sodio.
Claudio Della Volpe
Bandar Abbas è una delle maggiori città iraniane e il suo porto è il principale porto dell’Iran, situato sullo stretto di Hormuz, nella parte più stretta e critica del Golfo Persico, est della penisola arabica (attenzione a non confonderlo, come capita spesso a me, col Mar Rosso, che è dal lato ovest della penisola Arabica).
Shahid Rajaee, una delle due metà del porto, è una grande struttura per le spedizioni di container, che copre 2.400 ettari. Gestisce 70 milioni di tonnellate di merci all’anno, tra cui petrolio e trasporti generali. Dispone di quasi 500.000 metri quadrati di magazzini e 35 posti di ormeggio.

Sabato 26 aprile vi si è verificata una enorme esplosione che ha provocato almeno 18 morti e 750 feriti con distruzione di vetri fino a chilometri dall’origine ed una altissima colonna di fumo.
L’autorevole sito della BBC riporta un filmato registrato casualmente dalla telecamera di un guidatore distante.
https://bbc.com/news/videos/clywpwr8y71o
Se ne trovano in rete anche altri a minore distanza.
Il video è privo di sonoro, ma mostra un dato importante per comprendere la dinamica degli eventi; inizia con una colonna di fumo già in atto, SEGUITA solo dopo qualche secondo dalla gigantesca esplosione.
Si tratta quindi verosimilmente di un incendio iniziale a cui è succeduta l’esplosione.
Questo serve a distinguerne l’origine; non si è trattato di un attacco missilistico, ma più probabilmente di un incendio, che può certo verificarsi casualmente in un grande porto come quello di Bandar Abbas (ma che potrebbe anche essere il risultato di un attacco con droni o comunque di un sabotaggio) che ha fatto in seguito esplodere sostanze ivi presenti.
Incendio fortuito o sabotaggio o attacco deliberato non sono ovviamente identici e potrebbero avere effetto sui colloqui attualmente in corso fra USA ed Iran sull’accordo per lo sviluppo del nucleare che sono ripresi da poco tempo.
Negli ultimi mesi le notizie giornalistiche riportano che nel porto iraniano sono state sbarcate migliaia di tonnellate di perclorato di sodio, provenienti dalla Cina. Le autorità iraniane hanno escluso qualunque implicazione con l’industria del petrolio.
Il perclorato di sodio NON è di per sé un buon esplosivo, anzi non può definirsi nemmeno DI PER SE un esplosivo, ma può esplodere in determinate condizioni che esamineremo fra un momento; esso viene usato per produrre una sostanza usata nei missili a combustibile solido: il perclorato di ammonio (di cui abbiamo parlato in passato) od anche per produrre miscele esplosive se per esempio viene mescolato a sostanze organiche o a zolfo.
Dunque questa esplosione rallenterà la produzione di razzi e missili, come lo Zolfaghar, che l’Iran esporta verso la Russia ed usa in altri teatri bellici.
Il perclorato di sodio è un composto di formula NaClO4, il sale sodico dell’acido perclorico, che si presenta come un solido cristallino incolore ed inodore. È un ossidante forte (il cloro ha numero di ossidazione +7) e può essere utilizzato, come tale o modificato, come comburente in miscele propulsive o esplosive. In sostanza gioca il ruolo che può giocare l’ossigeno. Notate la differenza che sussiste fra il perclorato di sodio e quello di ammonio, in cui la presenza dell’azoto nel suo stato più ridotto lo trasforma in un composto INTRINSECAMENTE esplosivo, capace di una reazione di auto-ossidoriduzione.
E’ estremamente solubile in acqua (oltre 2kg/l) e presenta proprietà igroscopiche; è stato usato come elettrolita per la costruzione di batterie agli ioni di sodio (invece che di litio come intercalante in elettrodo).
Un ossidante forte implica che esso non possa da solo dar luogo ad un esplosivo; in realtà abbiamo affrontato questo tema già in passato in vari post. Un esplosivo infatti deve avere una di queste proprietà: contenere un ossidante ed un riducente od essere formato da una miscela di sostanze ciascuna dotata di una delle due proprietà, anche eventualmente sfruttando la presenza dell’ossigeno atmosferico.
Il perclorato di sodio da solo è invece un forte ossidante, la presenza di ossigeno non lo aiuta a reagire; anzi se lo si riscalda oltre i 400°C si decompone in acido cloridrico ed ossigeno, ma non esplode.
Esplode se e solo se lo mescoliamo con un riducente che gli ceda i suoi elettroni, dunque una sostanza organica o un metallo, meglio se finemente suddiviso.
Comunque la definizione come esplosivo del perclorato di sodio puro è ancora discussa in letteratura (si vedano i documenti in bibliografia) in rapporto al suo comportamento se finemente suddiviso ed esposto ad una fiamma.
Può aiutarci a capire meglio la situazione un articolo scritto da chimici italiani: in cui si analizza l’esplosione di una miscela di sostanze ciascuna delle quali di per se non è esplosiva ma che messe insieme in modo inopportuno diventano una sorgente di esplosione. Per esempio stoccare il materiale senza superfici di separazione è uno dei fattori di rischio. Non tener conto del potenziale di reazione reciproca è un altro. Ovviamente non sappiamo nulla della effettiva situazione di Bandar Abbas, ma non crediamo sia stata poi così diversa da altri casi che abbiamo analizzato come l’esplosione nel porto di Beirut o nel porto cinese di Tianjin, che pure abbiamo cercato di analizzare in passato o perfino nella moderne fabbriche tedesche.
Probabilmente una cosa simile è successa anche a Bandar Abbas; una insufficiente gestione del rischio, spinta dal ritmo incalzante ed assurdo della produzione moderna (bellica o meno non fa differenza) ha certamente potuto provocare l’esplosione, non sappiamo se la cosa sia stata fortuita o sia stata aiutata opportunamente da qualche nemico dell’Iran.
Certo rispettare le norme di sicurezza rende più difficile anche ad un ipotetico nemico di intervenire.
Secondo un articolo pubblicato sul NYT di oggi, domenica 27, i morti sono diventati 25 e i feriti oltre 1100; si tratta dunque di una grande incidente chimico o di un atto bellico non trascurabile. Vedremo nei prossimi giorni.
Oggi 29 aprile: Reuters segnala 70 morti e 1200 feriti
NdA Di passaggio ricordo qua che una miscela esplosiva analoga si può ottenere facilmente ed aiuta a capire il problema che pongo della impossibilità per il perclorato DA SOLO di esplodere; da ragazzi si raccoglievano facilmente il clorato di potassio (che si usa come disinfettante della gola) e lo zolfo in eccesso nelle cantine (e che serve per fare lo “zolfarello” al vino bianco, bruciarci zolfo vicino per produrre anidride solforosa per impedirne l’acidificazione); la miscela di clorato di potassio e zolfo se sottoposta a compressione (tipicamente fra due pietre) produce una blanda esplosione; attenzione non riproducete questo processo da soli se non ne comprendete le caratteristiche, potreste farvi male. Una tradizione del genere da veri monelli si trova in varie regioni italiane.
Da leggere:
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/0010218067900624
https://www.sciencedirect.com/topics/earth-and-planetary-sciences/ammonium-perchlorate
https://pubchem.ncbi.nlm.nih.gov/compound/Sodium-Perchlorate
Agricoltura sostenibile.
Luigi Campanella, già Presidente SCI
È stato detto e scritto più volte. Se tutta la superficie coltivabile della Terra fosse divisa fra gli 8 miliardi di persone e passa che la abitano a ciascuno spetterebbe un fazzoletto che dovrebbe rappresentare la superficie dalla quale ottenere le risorse per vivere. Purtroppo, fatti i conti, si è visto che così non è.
Però anziché puntare solo ad aumentare la quantità di risorse ottenibili dal proprio fazzoletto gli uomini dei Paesi più forti hanno deciso di appropriarsi dei fazzoletti dei cittadini dei Paesi più deboli. Così la societá globale si è indirizzata verso una visione polarizzata in cui coesistono cittadini che dispongono di 8 fazzoletti e cittadini che possono usufruire solo di frazioni del proprio fazzoletto.
Per combattere la fame nel mondo ci sono tre strade tecniche l’aumento della produzione con fertilizzanti, l’aumento della capacità nutrizionale con modificazioni genetiche delle colture alimentari, la protezione della salute dei vegetali con equilibrata adozione di fitofarmaci; ed una etica, utilizzare contro la fame nel mondo le risorse alimentari che vengono colpevolmente indirizzate verso la produzione di proteine animali venendo incontro a richieste da parte di stili di vita le cui conseguenze sul piano ambientale ed igienico sanitario sono ben note.
Tutte queste strade trovano però per ragioni diverse opposizione le prime da parte della componente ambientalista della società civile, le seconde da parte dei grandi produttori di carne. Ovviamente questo non significa che le strade tecniche siano state abbandonate, ma di certo la intensità con cui vengono perseguite non corrisponde ai criteri di emergenza che a volte la fame nel mondo richiederebbe.

Ora però una nuova denuncia si aggiunge a creare allarme: l’agricoltura 2.0 e 4.0 potrebbe con le innovazioni tecniche e scientifiche che la caratterizzano contribuire ad una nuova fase dello sviluppo agricolo con ovvie ricadute anche sul problema alimentare. Cementificazione e abbandono della terra costringono l’Italia ad acquisire all’estero il 40% di mais, soia e grano; ed ora si aggiunge il problema dei dazi americani.
I terreni agricoli persi nell’ultimo secolo ammontano al 33% con valori delle % importate dei prodotti consumati che per carne e grano raggiungono il 60%. Le ragioni di questo abbandono sono molteplici a partire dall’emergenza siccità dovuta ai cambiamenti climatici ed alla irrazionale gestione degli invasi per la raccolta dell’acqua piovana. Altre ragioni vanno ricercate nella diffusione di specie selvatiche, nelle difficoltà gestionali in relazione ai limiti burocratici europei, nella concorrenza da parte delle importazioni da Paesi come Turchia e Canada dove si coltiva con tecniche non consentite in Italia per l’uso indiscriminato del glifosato.
La mancanza di reciprocità pesa peraltro anche sulla possibilità di accordi bilaterali. A questo quadro negativo fanno riscontro alcune situazioni favorevoli: l’innovazione tecnologica con la robotizzazione agricola, le applicazioni all’agricoltura dell’intelligenza artificiale, il nuovo approccio dell’agricoltura rigenerativa. Questa sfrutta la presenza nel terreno dei microorganismi preziosi per la sua qualità. Così il suolo viene continuamente rigenerato acquisendo resilienza e fertilità, sostituendo l’aratura tradizionale, che a causa della grande profondità coinvolta, comporta una modificazione strutturale del terreno che finisce per nuocere alla resa del terreno rispetto alle colture su di esso impiantate.