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Toward closed-loop hydrometallurgy: a critical review of wastewater reuse strategies for end-of-life LiFePO4 battery recycling

Chemical News - 2 settembre, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02987B, Critical ReviewJong-Won Choi, Hyun-Woo Shim, Hong-In Kim, Sookyung Kim, Duy Tho Tran, Mooki Bae
A closed-loop hydrometallurgical route incorporating wastewater reuse for sustainable recycling of low-value LFP batteries.
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Microwave-assisted pyrolysis of biomass and plastic wastes for hydrogen production

Chemical News - 2 settembre, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC03030G, Critical ReviewYafei Shen
This review summarizes the recent advances and future challenges in the microwave-intensified pyrolysis of biomass and plastic wastes for H2 production.
To cite this article before page numbers are assigned, use the DOI form of citation above.
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Utilisation of reactive ionic liquids for energy storage and regulation of the power grid

Chemical News - 2 settembre, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9874-9881
DOI: 10.1039/D5GC02519B, PerspectiveOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Merlin Kleoff, Franziska Klaucke, Patrick Voßnacker, Rainer Weber, Karsten Neuhoff, Sebastian Riedel
Chlorine is an essential feedstock for polymers and pharmaceuticals, with annual production exceeding 100 Mt.
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N,Se co-doping strategy to boost the K+ storage performance of metal organic framework-derived 3D amorphous carbon

Chemical News - 2 settembre, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9947-9957
DOI: 10.1039/D5GC01554E, PaperYuyu Wang, Liangqin Cai, Shuo Yuan, Lin Feng, Zhen Guo, Shihua Dong
NSeC material with a high content of edge N and abundant micropores is synthesized, and shows fast potassium storage capabilities, promoted by the pseudo-capacitive effect, enhanced kinetics, and high structural stability.
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Closed-loop electro-upcycling of PET waste into formate and hydrogen via self-supported NiCo2O4 spinel arrays

Chemical News - 2 settembre, 2025 - 15:32

Green Chem., 2025, 27,9978-9991
DOI: 10.1039/D5GC01993A, PaperMingkun Jiang, Yang Yang, Yujie Wang, Yajie Wang, Marina Ratova, Dan Wu
NiCo2O4 electrocatalyst upcycles PET to formate (96.7% FE) and H2 at 400 mA cm−2, giving $774.56 per ton PET. Ni–Co sites cleave C–C bonds while limiting overoxidation, enabling sustainable plastic valorization.
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Il mistero dello zolfo nello spazio

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 2 settembre, 2025 - 08:10

Diego Tesauro

Lo zolfo è uno degli elementi essenziali negli esseri viventi, presente nei minerali sulla crosta terrestre sia come solfuro che come solfato, oltre che allo stato nativo, e le cui proprietà sono state ampiamente trattate in un post alcuni anni fa. Ma come viene prodotto lo zolfo nell’universo e qual è la sua presenza nello spazio?

La nucleosintesi dello zolfo avviene principalmente per fusione di un nucleo alfa (cioè un nucleo di 4He) con carbonio e ossigeno attraverso la formazione di neon, magnesio e silicio. Il processo richiede alte temperature, per superare la barriera di repulsione elettrostatica dovuta all’elevata carica positiva dei nuclei (si ricorda che lo zolfo ha un nucleo con 16 protoni). Queste temperature vengono raggiunte negli strati più interni, vicino ai nuclei di stelle massicce con più di 8 masse solari. Questo processo avviene nelle fasi terminali dell’evoluzione stellare, poco prima che queste stelle massicce diano luogo ad un’esplosione di supernova di tipo II, espellendo molto del materiale processato nello spazio. Si ritiene quindi che l’abbondanza di tutti gli elementi più pesanti, ma prodotti per fusione nucleare nelle stelle massicce, segua all’incirca lo stesso comportamento durante l’evoluzione chimica galattica.

Lo zolfo gioca a questo punto un ruolo importante nella tracciatura dell’evoluzione chimica della Via Lattea e delle galassie esterne, soprattutto quelle con elevato red shift, cioè quelle molto lontane, quindi che sono nelle prime fasi temporali dell’universo. Tuttavia, le variazioni di abbondanza nella Galassia sono ancora poco chiare perché il numero di misurazioni dell’abbondanza di zolfo disponibili è attualmente piuttosto limitato. In particolare le quantità rilevate nelle nubi molecolari fredde, dalle quali ricordiamo si formano le stelle per collasso gravitazionale, fino ad oggi sono circa mille volte inferiori rispetto a quelle previste dai modelli che lo pongono come il decimo elemento più abbondante nell’universo.

Le osservazioni acquisite spettroscopiche recentemente anche con strumenti, come il telescopio spaziale James Webb (JWST), nella nebulosa molecolare TMC1 (Figura 1) mostrano la presenza di elementi quali l’ossigeno, carbonio o azoto. Ma per lo zolfo si rileva una quantità estremamente ridotta.

Figura 1. Nebulosa molecolare TMC1 situata nel braccio di Orione della Via Lattea (al quale appartiene anche il Sistema Solare) e visibile nella costellazione del Toro, distante dal Sistema Solare 460 anni luce. In questa nebulosa sono state ritrovate moltissime molecole, anche organiche, a partire dagli anni ottanta. E’ sede attualmente di formazione stellare, pertanto è possibile osservare varie tipologie di stelle che sono nelle fasi iniziali della loro evoluzione.

Ma in quali forme molecolari ci si aspetta di trovare lo zolfo?

Dal momento della rilevazione della prima molecola contenente zolfo interstellare, il monosofuro di carbonio (CS) nel 1971, sono state identificate circa 40 molecole contenenti zolfo nel mezzo interstellare (ISM). Nella fase gassosa dell’ISM, queste molecole vanno da semplici molecole triatomiche, come il solfuro di idrogeno (H2S), a molecole più complesse come i tioli (RSH), i tioaldeidi (HCSR), i tioceteni (RCCS), i tioacidi (HSOCR) e le tioammidi (RCSNR’), dove R e R’ sono catene organiche. Nelle nubi dense molecolari, recenti osservazioni nella regione dell’infrarosso medio con il JWST hanno fornito importanti informazioni sulla composizione dei grani ghiacciati. In queste particelle solide sono stati rilevati il solfuro di carbonile (OCS) e probabilmente il diossido di zolfo (SO2) (Figura 2).

Figura 2 Molecole contenenti zolfo identificate nello spazio (Copyright Nature)

La molecola più semplice, che dovrebbe essere presente, è il solfuro di idrogeno (H2S), ma non è stata ancora osservata nei ghiacci interstellari tramite osservazioni nel dominio dell’infrarosso. I modelli chimici prevedono che il H2S sia presente in questi ghiacci. Poiché le analisi infrarosse dei ghiacci interstellari hanno rivelato prove di composti più volatili del H2S (come il metano) ancora presenti nei ghiacci, l’assenza di rilevazione del H2S è probabilmente dovuta alle deboli caratteristiche infrarosse. Poiché le particelle di polvere interstellare e le nubi molecolari fredde forniscono essenzialmente la materia prima per i dischi protoplanetari e i rispettivi sistemi solari, gli astronomi hanno dedotto che le particelle interstellari e le molecole contenenti zolfo sono almeno parzialmente incorporate in comete e altri corpi planetari, mentre le nubi molecolari si trasformano in regioni di formazione stellare

Ora, per gli autori di una recente pubblicazione [1], in questi ambienti estremamente freddi lo zolfo può assumere due forme stabili: una molecola analoga alla forma allotropica presente sulla Terra, cioè un ciclo ad otto atomi di zolfo, e dar luogo alla fomazione dei polisolfani, catene di atomi di zolfo legati tra loro con atomi di idrogeno alle estremità. Il ciclo ad otto atomi di zolfo è favorito dalla reazione della specie diradicalica S2, come discusso da Hoffman e discusso in questo post. Queste molecole potrebbero formarsi sulla superficie dei granelli di polvere ricoperti di ghiaccio, intrappolando lo zolfo in forme solide non rilevabili facilmente dai telescopi.

Le simulazioni condotte in laboratorio hanno ricreato le condizioni del mezzo interstellare, dimostrando che queste molecole a base di zolfo possono effettivamente formarsi. Gli esperimenti di simulazione in laboratorio dimostrano che il H2S può essere convertito su grani interstellari ricoperti di ghiaccio nelle nubi molecolari fredde attraverso l’interazione dei raggi cosmici galattici (costituiti da protoni e nuclei di elio) a 5K in sulfani (H2Sn; n = 2-11) ed effettivamente in zolfo ottamolecolare (S8). I modelli teorici portano alla conclusione che fino al 33% del solfuro di idrogeno può essere convertito in questi prodotti nel corso della vita delle nubi molecolari di 107 anni.

Una volta che le regioni di formazione stellare si riscaldano, queste molecole possono sublimare, tornando alla fase gassosa: a quel punto sarebbe possibile individuarle con i radiotelescopi, quindi a lunghezze d’onda più alte.

Un’ulteriore difficoltà è legata alla natura stessa dello zolfo: le sue molecole cambiano facilmente forma, passando da strutture ad anello a catene ad altre configurazioni. Tuttavia, i ricercatori sono riusciti ad individuare alcune configurazioni stabili che potrebbero diventare i nuovi obiettivi per le future osservazioni astronomiche.

1 ) A. Herath et al. “Missing interstellar sulfur in inventories of polysulfanes and molecular octasulfur crowns” Nature Communications 2025, 16, 5571 https://doi.org/10.1038/s41467-025-61259-2

Visible-light-induced and EDA complex-driven multicomponent reaction: a strategy for the synthesis of α-CF3-β-phosphorodithioate tertiary alcohols

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,10010-10018
DOI: 10.1039/D5GC01349F, PaperMengqing Wang, Ziren Chen, Fei Xue, Qianqian Tan, Bin Wang, Yonghong Zhang, Yu Xia, Shaofeng Wu, Weiwei Jin, Xuefeng Jiang, Chenjiang Liu
A practical, environmentally friendly, visible-light-driven and EDA complex-promoted method for the synthesis of α-trifluoromethyl-β-phosphorodithioate tertiary alcohols in the absence of metals, photocatalysts and oxidants has been reported.
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Selective chemodivergent depolymerization of poly(cyclohexene carbonate) with lanthanide-organic catalysts

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,9937-9946
DOI: 10.1039/D5GC01399B, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Liwei Ye, Xiaoyang Liu, Giacomo Forti, Linda J. Broadbelt, Yosi Kratish, Tobin J. Marks
Introducing chemodiversity into chemical plastics recycling could provide a catalyst-efficient means of recovering high-value building blocks from synthetic polymers for many recycling applications via simple tuning of catalytic conditions.
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Harnessing the synergism between Ni particles and an Ni–ceria interface for efficient biomass reductive amination

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,10019-10031
DOI: 10.1039/D5GC02082D, PaperYulong Li, Rong Shang, Shipeng Wu, Qinghu Tang, Qiu-E Cao, Wenhao Fang
An Ni/CeO2 catalyst reached a 100% AMF yield from HMF reductive amination under hypobaric H2. Ingenious integration of distinct Ni active sites on a single catalyst can synergistically drive the transformations of organic reactants and H2 molecules.
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Production of value-added chemicals and fuels from selective conversion of CO, CC, and C–O bonds in 5-hydroxymethylfurfural over bimetallic catalysts

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 20:19

Green Chem., 2025, 27,9846-9861
DOI: 10.1039/D5GC02412A, Critical ReviewOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Xinluona Su, Tingting Xiao, Qihang Gong, Haiyang Cheng, Fengyu Zhao
This review highlights the utilization of bimetallic catalysts in the catalytic hydrogenation of 5-hydroxymethylfurfural and summarizes metal–support interactions, including the electronic and steric effects, oxygen vacancies, and acidity.
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Visible light-driven regioselective tert-butyl peroxidation and hydroperoxidation of alkenes using TBHP

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 11:22

Green Chem., 2025, 27,9958-9967
DOI: 10.1039/D5GC02911B, PaperRenhua Su, Jiantao Zhang, Yanfu Jiang, Xian Jiang, Peng Zhou, Jingxing Jiang, Weibing Liu
We report a visible-light-driven bisperoxidation of aryl alkenes using TBHP, enabling the regioselective synthesis of α,β-bisperoxides. This represents the first radical reaction using TBHP as source of tert-butylperoxy and hydroperoxy groups.
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Biobased amide surfactants derived from cellulose-waste hydroxy acids: mechanochemical synthesis, foam fractionation and performance

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 11:22

Green Chem., 2025, 27,9992-10009
DOI: 10.1039/D5GC01806D, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Giorgia Crigna, Davide Moscatelli, Tuomo Sainio
A series of hydroxycarboxylic acids (HAs) with excellent hydrophilic properties are produced from alkali treatment of cellulose-containing materials. These HAs are then used in the production of biobased amide surfactants using mechanochemistry.
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One-pot electrocatalytic lignin depolymerization with in situ extraction: a feasible approach for the production of biomass-based oils

Chemical News - 1 settembre, 2025 - 11:22

Green Chem., 2025, 27,9927-9936
DOI: 10.1039/D5GC01810B, PaperLucie M. Lindenbeck, Silas Brand, Finn Schatz, Franka Stallmann, Nele Petersen, Björn B. Beele, Jessica Pichler, Marcella Frauscher, Raphaela Süss, Pascal Olschowski, Serhiy Budnyk, Adam Slabon, Bruno V. M. Rodrigues
A biphasic electrocatalytic system using MIBK extracts lignin-derived compounds during the aqueous-phase depolymerization of Kraft lignin, affording a stable, low-molecular-weight bio-oil (>60% yield) with potential as a lubricant base oil. Image partly generated using AI.
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L’acetone è un solvente Balfour?

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 29 agosto, 2025 - 12:47

Claudio Della Volpe

Qualcuno mi prenderà per scemo per questo titolo. Mi è venuto in testa dopo aver letto un articolo scritto da Roberto Burioni, il noto virologo, su Repubblica di qualche settimana fa e che vedete riprodotto in piccolo nella immagine qua sotto.

Ho pensato più o meno questo: se Burioni può attribuire ad un batterio ed alla sua scoperta un qualche ruolo decisivo o comunque importante nel processo che ha portato in un secolo alla nascita dello stato israeliano con l’espulsione di milioni di persone di etnia palestinese dalle loro case, allora è come se io attribuissi all’acetone prodotto dal batterio di Burioni un ruolo di solvente “politico” per ottenere la stessa dichiarazione, scritta da Lord Balfour e che segnò l’origine di quel processo.

Cosa scrive Burioni?

Burioni semplifica molto la questione (ed io riassumo ancora più per voi): l’Inghilterra entrata in guerra si accorge di aver bisogno di molto più acetone per produrre i propri proiettili, basati sulla cordite, un esplosivo deflagrante, dunque a basso potere esplosivo (onda d’urto che viaggia a meno della velocità del suono) costituito da una miscela di nitroglicerina, nitrocellulosa ed oli minerali (ce ne ha parlato in un post di parecchi anni fa il compianto Gianfranco Scorrano) estrusa sotto forma di filamenti sottili. Per produrli occorreva usare come solvente l’acetone, che però all’epoca si produceva a partire dalla decomposizione del calcio acetato ottenuto dalla distillazione del legno. La produzione avveniva in Germania ed Austria e dunque l’Inghilterra si trovò a secco durante la guerra. Ma in soccorso dell’Inghilterra arrivò il brevetto di un biochimico di religione ebraica, Chaim Weizmann, che lavorava in Inghilterra e che otteneva l’acetone tramite la fermentazione di sorgenti naturali, come le castagne dell’ippocastano, un prodotto di scarto; la soluzione andò così bene che l’Inghilterra riuscì ad aumentare enormemente la produzione di cordite. Il governo inglese fu grato a Weizman (che era uno dei capi del movimento sionista mondiale) e acconsentì (secondo Burioni) alla sua richiesta di aiutare il popolo ebraico a trovare una patria nel territorio che 2000 anni prima era stato sede di quella religione, (ma che all’epoca era abitato da centinaia di migliaia di palestinesi; la Palestina era una provincia dell’Impero Ottomano, che perse la guerra e fu smembrato).

Ma come stanno le cose? Cosa ne pensano gli storici? Fu veramente così “semplice”? Uno scambio fra acetone per usi bellici e dichiarazione Balfour?

Il 2 novembre 1917 il ministro degli esteri del Regno Unito il conte Arthur Balfour indirizzò una lettera a Lord Rothschild (banchiere famoso ma qui considerato come principale rappresentante della comunità ebraica del Regno Unito e referente del movimento sionista).

In essa, il governo britannico esprimeva il proprio sostegno alla creazione di un “focolare nazionale” per il popolo ebraico in Palestina, pur sottolineando il rispetto dei diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche già presenti nella regione. Tenete presente che la Dichiarazione Balfour è solo questo, una dichiarazione fatta da un ministro inglese ad un rappresentante di un movimento politico, non è un accordo internazionale come siamo abituati a dire oggi dopo un secolo di “legalità internazionale”; una promessa diciamo così fra le tante fatte dagli inglesi a destra e a manca per avere alleati in guerra.

Il termine sionista non è un termine offensivo, ma fa riferimento, come evincete dal testo della lettera, al nome ufficiale dell’omonimo movimento politico europeo; tale movimento era nato soprattutto dopo il caso Dreyfus in Francia per opera di Theodore Herzl; costui aveva scritto un libro in cui proponeva ai governi europei l’idea che si creasse uno stato ebraico (in una qualsiasi colonia delle potenze europee, oppure in Argentina) che sottraesse gli ebrei alle persecuzioni antisemite. Fu poi il fondatore, nel 1897, del movimento politico del sionismo, che si proponeva di far sorgere nei territori coloniali del mandato britannico della Palestina uno Stato ebraico. Agli inizi del 1900 propose infine lo schema Uganda per trovare un nuovo insediamento degli ebrei, anche in Uganda se necessario. Tutto ciò era, almeno in parte, basato sul concetto di autodeterminazione e ritorno degli ebrei alla loro terra “ancestrale”, intesa come la terra affidata loro dal loro dio. Queste posizioni non trovarono favore nella diaspora ebraica nel mondo mentre furono accolte con favore dai movimenti cristiano evangelici, soprattutto negli USA e in UK. Il sionismo è stato ed è in gran parte un movimento cristiano, basato sull’interpretazione letterale della Bibbia e che ha coperto un’assalto colonialistico al territorio palestinese (si veda per esempio qui).

Il testo qua sotto, scritto il 2 novembre, fu reso pubblico esattamente il 9 novembre ossia il giorno che gli italiani si attestarono sul Piave, dopo aver ceduto al nemico 250000 prigionieri e 2300 cannoni

Pochi giorni prima, il 23 ottobre 1917, il Comitato Centrale bolscevico aveva deliberato l’insurrezione armata che fu compiuta la sera del 6 novembre. Il 7 mattina alle 10 Lenin proclamava a Pietrogrado la presa del potere politico.

E’ impossibile non notare la coincidenza di questi tre avvenimenti che trasformeranno la storia futura.

In quei pochi giorni di inizio novembre 1917 vennero al pettine tutta una serie di contraddizioni.

Il movimento rivoluzionario in Russia coinvolgeva operai, contadini e soldati ed era iniziato nel febbraio con il rovesciamento dell’imperatore Nicola II Romanov e la nomina di un governo costituzionale; dopo la fallimentare offensiva di giugno e le giornate di protesta contro la guerra di luglio, il fronte era difficile da mantenere e dunque le forze degli Imperi centrali poterono muovere truppe e risorse dal fronte russo al fronte italiano, che per la sua struttura era il punto debole dello schieramento alleato e scatenare l’offensiva di Caporetto.

Il documento Balfour era in “lavorazione” da tempo, ma fu pubblicato proprio in corrispondenza di questi eventi che facevano temere ai governanti inglesi problemi di tenuta non solo bellica.

Nel suo libro Gerusalemme, il giornalista e storico inglese Simon Sebag Montefiore scrive:

“Nella primavera del 1917, l’America entrò in guerra e la Rivoluzione Russa rovesciò l’imperatore Nicola II. ”È chiaro che il governo di Sua Maestà era principalmente preoccupato di come mantenere la Russia nelle file degli Alleati“, spiegò uno dei principali funzionari britannici, e per quanto riguarda l’America, ”si pensava che l’opinione pubblica americana potesse essere influenzata favorevolmente se il ritorno degli ebrei in Palestina fosse diventato un obiettivo della politica britannica”. Balfour, in procinto di recarsi in America, disse ai suoi colleghi che “la stragrande maggioranza degli ebrei in Russia e in America sembra ora favorevole al sionismo”. Se la Gran Bretagna avesse potuto fare una dichiarazione filosionista, “saremmo stati in grado di portare avanti una propaganda estremamente utile sia in Russia che in America”.

Se la Russia e l’America non erano abbastanza urgenti, gli inglesi vennero a sapere che i tedeschi stavano prendendo in considerazione una loro dichiarazione sionista: dopotutto, il sionismo era un’idea tedesco-austriaca e fino al 1914 i sionisti avevano avuto sede a Berlino. Quando Jemal Pasha, il tiranno di Gerusalemme, visitò Berlino nell’agosto 1917, incontrò i sionisti tedeschi e il gran visir ottomano, Talaat Pasha, accettò con riluttanza di promuovere “una patria nazionale ebraica”. Nel frattempo, ai confini della Palestina, il generale Allenby stava segretamente preparando la sua offensiva.

Questi, e non il fascino di Weizmann, furono i veri motivi per cui la Gran Bretagna abbracciò il sionismo e ora il tempo era essenziale. «Sono un sionista», dichiarò Balfour, e forse il sionismo divenne l’unica vera passione della sua carriera. Anche Lloyd George e Churchill, ora ministro delle munizioni, divennero sionisti e quell’effervescente provocatore, Sir Mark Sykes, ora membro del Gabinetto, si convinse improvvisamente che la Gran Bretagna aveva bisogno dell’“amicizia degli ebrei di tutto il mondo” perché “con la grande comunità ebraica contro di noi, non c’è alcuna possibilità di portare a termine l’impresa”, ovvero la vittoria nella guerra.

Non tutti nel Gabinetto erano d’accordo e si scatenò una battaglia. “Che ne sarà del popolo di questo Paese?”, chiese Lord Curzon, ex viceré dell’India. Lloyd George sostenne che “gli ebrei potrebbero essere in grado di darci più aiuto degli arabi”. Il segretario di Stato per l’India, Edwin Montagu, ebreo tormentato, erede di una dinastia di banchieri e cugino di Herbert Samuel, sostenne con forza che il sionismo avrebbe probabilmente suscitato un aumento dell’antisemitismo. Molti magnati ebrei britannici erano d’accordo: Claude Goldsmith Montefiore, pronipote di Sir Moses, sostenuto da alcuni Rothschild, guidò la campagna contro il sionismo e Weizmann si lamentò che “considerava il nazionalismo al di sotto del livello religioso degli ebrei, tranne che come inglesi”…. “La Gran Bretagna fu in seguito accusata dagli arabi di cinico tradimento, per aver promesso contemporaneamente la Palestina allo sceriffo, ai sionisti e ai francesi, una perfidia che entrò a far parte della mitologia della Grande Rivolta Araba. Si trattò certamente di cinismo, ma le promesse fatte agli arabi e agli ebrei erano entrambe il risultato di una convenienza politica a breve termine, sconsiderata e urgente in tempo di guerra, e nessuna delle due sarebbe stata fatta in altre circostanze. Sykes insistette allegramente: “Ci siamo impegnati a favore del sionismo, della liberazione armena e dell’indipendenza araba”, ma c’erano gravi contraddizioni: la Siria era stata promessa specificamente sia agli arabi che ai francesi. Come abbiamo visto, la Palestina e Gerusalemme non erano state menzionate nelle lettere allo sceriffo, né la città era stata promessa agli ebrei. Sykes-Picot specificò una città internazionale e i sionisti acconsentirono: «Volevamo che i Luoghi Santi fossero internazionalizzati», scrisse Weizmann.

La Dichiarazione era stata concepita per allontanare gli ebrei russi dal bolscevismo, ma la notte prima della sua pubblicazione Lenin prese il potere a San Pietroburgo. Se Lenin avesse agito qualche giorno prima, la Dichiarazione Balfour non sarebbe mai stata emanata. ….“Ironia della sorte, il sionismo, spinto dall’energia degli ebrei russi – da Weizmann a Whitehall a Ben-Gurion a Gerusalemme – e dalla simpatia dei cristiani per la loro difficile situazione, fu ora tagliato fuori dagli ebrei russi fino alla caduta dell’Unione Sovietica nel 1991”

Insomma quello che si tira fuori da una breve disamina della letteratura storica è che la storia è un sistema complesso nel quale il rapporto causa effetto, per di più semplificato, come sembra piacere al collega Burioni non è il meccanismo fondamentale. Attribuire a singoli fatti, apparentemente casuali, le conseguenze di dimensioni mondiali che ne sono seguite appare veramente riduttivo, una favoletta per adulti, ma sostanzialmente inesatta.

La dichiarazione Balfour (che ripeto era solo una dichiarazione di intenti) fu il compimento e nello stesso tempo l’inizio di un processo storico che non era dovuto alla abilità e simpatia di Weizman, ma alle leggi di funzionamento della società umana organizzata nel cosiddetto “capitalismo”, che redistribuì le sue zone di influenza attraverso uno scontro bellico mondiale. L’impero di Sua Maestà britannica prometteva di appoggiare l’obiettivo di un movimento politico agli albori sperando di trarne guadagno (gli interessi inglesi per il controllo del petrolio nascevano allora, quando l’allora Ministro della Marina tale Winston Churchill, nel 1913, decise di spostare il combustibile delle navi da guerra dal carbone di cui l’Inghilterra aveva il controllo, ma che era al suo picco, al petrolio che doveva essere ottenuto dagli stati arabi al momento tramite il porto di Haifa, che fu non a caso luogo di uno dei primi attentati dell’Irgun ).

Nella conclusione di Guerra e Pace Tolstoj ebbe a scrivere:

Per la storia, il riconoscimento della libertà degli uomini come una forza che può influire sugli avvenimenti storici, cioè come una forza non soggetta a leggi, è la stessa cosa che per l’astronomia il riconoscimento della libera forza di movimento delle forze celesti.

Questo riconoscimento distrugge la possibilità dell’esistenza delle leggi, cioè di qualsiasi conoscenza. Se esiste anche un solo corpo che si muove liberamente, non esistono più le leggi di Keplero e di Newton e non esiste più nessuna rappresentazione del movimento dei corpi celesti. Se esiste una sola azione libera dell’uomo, non esiste alcuna legge storica e alcuna concezione degli eventi storici.

Per la storia esistono linee di movimento delle volontà umane, un’estremità delle quali si nasconde nell’ignoto, mentre all’altra estremità si muove nello spazio, nel tempo e in dipendenza dalle cause la coscienza della libertà che hanno gli uomini nel presente.

Quanto più si apre davanti ai nostri occhi questo spettacolo del movimento, tanto più evidenti sono le leggi di questo movimento. Cogliere e definire queste leggi è il compito della storia.”

Consultati:

Acetone e altre storie.

10.1021/ie50336a020  Cooley su Industrial and Engineering Chemistry, 29,1399 (1937)

Jerusalem, the biography. Simon Sebag Montefiore, Ed. A.A. Knopff, 2011 p.1047 sgg

Rashid Khalidi – Palestina. Cento anni di colonialismo, guerra e resistenza-Laterza (2025)

Jean-Pierre Filiu – Perché la Palestina è perduta ma Israele non ha vinto. Storia di un conflitto (XIX-XXI secolo)-Einaudi (2025)

Ilan Pappé – Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi-Fazi (2024)

Tolstoj, Guerra e Pace, ed Garzanti, p. 3816

A CNT-connection strategy of coupling ZnS and a CoFe alloy in ORR/OER catalysts of rechargeable zinc–air batteries

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02131F, PaperJiankun Li, Shuhe Kang, Huize Zhang, Jincai Yang, Pengfei Wan, Zheng Li, Shang Wu, Yuzhi Sun, Quanlu Yang
FeCo-S/Z8-NC integrates CNTs, ZnS, a CoFe alloy and sp3 defect carbon with CNTs, forming a protective armor while enabling fast electron transport. The FeCo-S/Z8-NC-based zinc–air battery exhibits an open circuit potential of 1.56 V.
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Heterostructure of hollow MoSe2@CoSe for stable sodium storage

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC03294F, PaperKai Yang, Wenrui Zhang, Qinghua Deng, Zhiqian Li, Jiancheng Zhang, Quanli Liu, Hao Mo, Nan Zhu
An exquisite hierarchical heterostructure of MoSe2@CoSe significantly promotes sodium-ion storage kinetics, lowers the ion diffusion barrier, and improves structural stability during long-life cycles.
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Unveiling the five-membered ring structures in “soft” coke deposits on Fe–Ni catalysts: formation mechanisms and implications for biomass catalytic reforming

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02932E, PaperWenkai Lang, Jin Deng, Xin Liu, Zaiyu Yang, Ruxia Zhang, Honghong Liu, Keyuan Sun, Shenfu Yuan
A five-membered ring structure in coke deposits was proposed, and cyclopentanone was identified as the key intermediate in the formation of this structure. The reaction mechanism from real biomass to catalyst coke deposits was sorted out.
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Porous liquids for gas capture and separation: recent progress and future aspects

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, 27,9820-9845
DOI: 10.1039/D5GC03111G, Critical ReviewLisha Sheng, Hailong Ning, Yi Wang, Chengyi Li, Shengtao Huang, Yuquan Zhang, Bo Xu, Zhenqian Chen
Porous liquids are a novel class of porous materials that integrate the permanent porosity of solids with the fluidity of liquids.
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Boosting the sustainable recycling of spent lithium-ion batteries through mechanochemistry

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, 27,9917-9926
DOI: 10.1039/D5GC02354H, PaperShubin Wang, Shuxuan Yan, Zihao Chen, Yudie Ou, Binod Mahara, Xiangping Chen, Ying Yang, Tao Zhou
Mechanochemistry, with low energy and reagent use, minimizes secondary waste and offers a scalable, sustainable route for closed-loop recycling of complex spent LIBs, aligning with the principles of green chemistry and the circular economy.
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One-pot one-step enzymatic synthesis of 5-(aminomethyl)-2-furancarboxylic acid from 5-(hydroxymethyl) furfural

Chemical News - 28 agosto, 2025 - 10:12

Green Chem., 2025, 27,9895-9905
DOI: 10.1039/D4GC06452F, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Eleonora Fornoni, Ammar Al-Shameri, Pablo Domínguez de María, Volker Sieber
An aromatic polyamide monomer was synthesized from renewable resources through enzymatic catalysis in a one-pot one-step reaction.
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